Scoprire, esplorare, mettersi alla prova, condividere la meraviglia, avere il contatto diretto con la natura è vita, respiro e pura emozione.
Ve l’avevo già confidato nel racconto del Sentiero degli Dei in Costiera e posso confermarvi che è davvero così: una volta che si inizia con le escursioni di trekking la voglia di sperimentarne ancora di più aumenta a dismisura!
Ed eccomi, infatti qui, a descrivervi, con il mio forte entusiasmo e accesa passione, un’altra esperienza sorprendente vissuta però, questa volta, sulla cima del Vesuvio, sempre nella mia regione Campania.
Prima però di iniziare ad illustravi tutto il percorso, conducendovi con me tra profumi di pini, castagni e querce, vi scrivo qualche curiosità sulla storia del vulcano più famoso e fotografato al mondo.
Parco nazionale del Vesuvio: tra storia e natura
Il parco nasce nel 1995 e si estende per 8.842 ettari di territorio comprendendo ben 13 comuni campani.
Le finalità del parco sono molteplici, come quello di preservare le specie animali e vegetali, le peculiarità geologiche e i valori scenici e panoramici.
Oltre al Vesuvio, che padroneggia sull’intera vegetazione, metà del parco è occupato anche dal Monte Somma.
Sapevate che è proprio da questo antico vulcano che è nato il Vesuvio?
Infatti fino a 18.000 anni fa nell’area in cui oggi sorgono il Vesuvio e il Monte Somma, esisteva un solo grandissimo vulcano, alto circa 2000 metri e chiamato Somma. Nel corso dei millenni il vecchio vulcano fu distrutto a causa di una serie di eruzioni e oggi ne resta solo la parte settentrionale che viene chiamato proprio Monte Somma.
Impossibile allora lasciarsi sfuggire l’occasione di perdersi in così tanta bellezza e storia!
I sentieri da poter esplorare che si contano in questo vasto parco sono 11.
Quello perlustrato da noi è stato il percorso della “Valle dell’Inferno e lungo i suoi Cognoli”.
Il sentiero del Vesuvio: Valle dell’Inferno e lungo i suoi Cognoli
Inizio con il fare la premessa che, considerandosi sempre un percorso di trekking, come già descritto nel racconto del Sentiero degli Dei, l’abbigliamento più consono da indossare in queste occasioni è principalmente comodo, tecnico e “a strati” (t-shirt a mezze maniche, un caldo pile, giacca e scarpe da trekking è ciò che non deve mai mancare!).
Mi raccomando non sottovalutate questo consiglio, poiché avere un buon equipaggiamento rende più agevole qualsiasi percorso.
Inoltre come accade per ogni escursione, quest’ultima può essere fatta in modo autonomo (così come abbiamo scelto di fare noi) ma anche organizzata con guide specializzate. Basta prenotarsi collegandosi al sito ufficiale del Parco nazionale del Vesuvio.
Chiarito ciò, iniziamo finalmente a muoverci tra i fitti boschi di questo vulcano affascinante.
Da dove inizia il sentiero della Valle dell’Inferno?
La Valle dell’Inferno è il sentiero numero 1 che ha un primo tratto in comune con il sentiero numero 2 Lungo i Cognoli.
Il punto di partenza dell’escursione si trova ad Ottaviano – un comune della provincia di Napoli – più precisamente nella cosiddetta Valle delle Delizie, dominata dal Palazzo Mediceo.
Da qui armatevi di entusiasmo, tenacia e forza di volontà e date l’avvio a un’esperienza magica, ma più di tutto memorabile.
È difficile il sentiero? Quanto tempo ci vuole per percorrerlo?
L’escursione nella Valle dell’Inferno è un percorso di media-alta difficoltà ed è lungo 12 chilometri, percorribili in circa 7 ore.
La prima parte si sviluppa su un tratto di strada asfaltata per poi aprirsi in una serie di tornanti, con terra sterrata, tutti costeggiati da un bosco di pini, aceri e castagni.
Il tortuoso cammino prosegue fino al largo dedicato ad Angelo Prisco (ambientalista e finanziere ucciso da cacciatori di frodo).
Da qui andando verso sud si prosegue verso il sentiero della Valle dell’Inferno.
Il Cono del Vesuvio
Da questo punto in poi lo scenario cambia notevolmente: il panorama si affaccerà sui monti Lattari, che si tuffano a picco nel mare fino a lambire l’isola di Capri. Gli alberi che si incontrano, quasi in file ordinate lungo la dorsale del monte Somma, creano un effetto geometrico incantevole.
È proprio qui, al centro della pianola che si presenterà, come il palcoscenico di un teatro, in tutta la sua grandiosità il Vesuvio che inizierà a seguirci in tutto il nostro cammino.
La pianola è caratterizzata da un suolo costituito da depositi piroclastici, cioè materiale vulcanico emesso durante le eruzioni esplosive del Vesuvio. Sarà come passeggiare tornando indietro nel tempo!
Attorno ad essa ci sono degli alberi che regalano un po’ di ombra e delle panchine di legno poste tra questi che danno ristoro agli escursionisti permettendo di godersi meglio il panorama scattando anche qualche foto alla suggestiva scenografia naturale che fa da padrona all’intero ambiente.
Concedetevi una sosta al ritorno all’ora del tramonto. Il sole che si nasconde timido dietro il cono del Vesuvio si trasforma in pura poesia!
Perché si chiama Valle dell’Inferno?
Da questo punto inizia la Valle dell’Inferno così chiamata in passato per la desolazione dell’area desertificata dalle eruzioni.
Oggi invece pullula di vegetazione e nel periodo primaverile è rigogliosa di ginestre che tingono di mille sfumature gialle l’intero paesaggio come un quadro del pittore francese Renoir.
La lava “a corda”
Risalendo la radura si arriva a un’incredibile formazione di lava definita “a corda” ed è in questo preciso momento che, toccando con mano il magma solidificatosi nel corso dei secoli, ci si rende conto di quanta potenza distruttiva abbia l’eruzione di un vulcano. Fascino e terrore sono le sensazioni che predomineranno!
Tale lava è detta “a corda” perché ha una forma simile a quella delle grosse cime delle navi, intrecciate e sovrapposte.
Questa peculiarità è tipica delle strutture delle lave fluide. Queste si formano quando la sottile crosta, che copre la superficie delle lave, si deforma e i corrugamenti si curvano nella direzione di movimento del flusso.
Trovarsi dinnanzi a questo patrimonio geologico emoziona e incanta allo stesso tempo.
Inoltre, proprio in questo punto, la forma ritorta della lava prende le sembianze di un trono che domina su tutta la vallata.
Ammetto di essermi sentita nel momento degli scatti per le “foto ricordo” un po’ Daenerys nella serie “Il trono di spade” in attesa del suo drago.
La vegetazione del Vesuvio
Nel passeggiare in questa natura incontaminata e in alcuni tratti anche molto selvaggia, ci si ritrova nel bel mezzo di una foresta dove boschi di castagno, si alternano a fitti alberi di pino, ontano napoletano e, salendo di quota, anche a stazioni di quercia da sughero e betulla.
Un vero tripudio dei sensi! Sfiorare tanto splendore con il tatto, con la vista, ma anche saper ascoltare la melodia della natura, è un formidabile toccasana per le nostri menti confuse dalla quotidianità caotica e rumorosa.
Perdersi per ritrovarsi in una serenità e spensieratezza che oggi tanto ci mancano.
I cognoli
La Valle dell’Inferno è formata da una lunga dorsale dove si possono notare delle punte particolari che hanno la forma di denti, queste cime vengono chiamate cognoli (dall’antico verbo napoletano “scognolare”, cioè stuzzicare i denti).
Tenete quindi lo sguardo anche sempre ben in alto, la bellezza di questo percorso, con le sue tipicità, è vasta e incredibilmente affascinante!
Fino a dove prosegue questo sentiero?
Superata la colata lavica l’escursione prosegue per 1,5 chilometri in salita, fino ad arrivare a una piccola radura, chiamata anticamente “Il Teatro”, in cui si trova una piccola nicchia con la statua di una Madonnina. Guardando in alto su una delle pareti c’è il cosiddetto “occhio del diavolo”, un arco naturale formatosi a seguito di una delle tante eruzioni avvenute nel corso dei millenni.
Ed è proprio in questa ampia valle che si è giunti alla meta dell’escursione nella Valle dell’inferno del Vesuvio.
Noi non abbiamo proseguito fino al cratere, poiché durante i weekend non c’é possibilità di accedere.
(Ci siamo promessi però di ritornarci quanto prima!)
Ma quando è possibile dalla Valle dell’Inferno si può tranquillamente imboccare la via in salita che accederà poi al cratere del Vesuvio.
Solcando questo sentiero e chiudendo gli occhi è percepibile assaporare tutta la Campania tra profumi di terra e di mare, rumori di città e silenzi di boschi.
Il Vesuvio fa parte della mia vita. Sono napoletana, nata a Napoli e da sempre la mia quotidianità è circondata dalla sua magnificenza. Lui che dall’alto, pur essendo inquietante e minaccioso, abbraccia tutta la sua terra, sorvegliandoci, proteggendoci.
Poterlo ammirare da così vicino, quasi toccandolo, ha creato in me un mix di emozioni intense, un qualcosa di unico e magico.
Con queste esperienze di trekking che sto sperimentando in maniera sempre più assidua, mi ritrovo a muovermi tra quotidianità frenetica e sfida arcana quella che varca la soglia dell’avventura che alimenta l’indole di ogni essere umano. È un continuo confronto tra se stessi e la natura, che stupisce, incanta e alimenta vista e olfatto.
Sono felice di essermi avvicinata sempre di più a questo mondo (il grazie va soprattutto a chi mi sta aiutando in questo, con amore e dedizione) e spero di poter coinvolgere anche voi.
A volte allontanarci da ciò che è materiale non è una perdita di tempo, anzi è proprio quando ci fermiamo, muovendoci però nel mondo, che quel nostro tempo diventa prezioso e “perso” nel migliore dei modi.
Inserite questo itinerario nella vostra check – list, garantisco che non ve ne pentirete!
Il Vesuvio è stato fautore di una grande tragedia in epoca romana devastando le città di Pompei ed Ercolano.
Oggi la loro storia resta ancora viva con i loro incredibili Parchi Archeologici.
Scoprili leggendo qui il mio articolo.
Vi ricordo che mi trovate anche sul mio profilo Instagram @veryblond .
2 Responses
Giovanna
01 . 05 . 2021Bellissima “recensione” ma ho letto che il percorso ad un certo punto (sentiero matrone) si interrompe, non si può più proseguire. In quale punto del tuo racconto si trova il sentiero?
Veronica D'Onofrio
06 . 05 . 2021Grazie mille! 🙂
Il sentiero era interrotto il giorno in cui noi abbiamo fatto l’escursione poichè era di sabato. Ma durante la settimana è possibile proseguire arrivando fino al cratere. Spero di essere stata chiara e utile 🙂