Affacciate un tempo sul mare, calate in un magnifico contesto naturalistico circondate dai Monti Lattari e dal Vesuvio, le città di Pompei ed Ercolano hanno fatto la storia, raccontando ancora oggi le meraviglie di una civiltà, quella romana, divenuta immortale.
Questi siti archeologici, in particolare Pompei, sono tra i più famosi al mondo, nonché tra i più visitati. Patrimonio dell’Umanità dal 1997, sono delle tappe imperdibili durante un vostro viaggio a Napoli.
Nel mio racconto oggi scopriremo insieme queste città romane di 2000 anni fa seppellite dalla violenta eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.
Le città sono rimaste come congelate agli attimi prima dell’eruzione, quando una pioggia devastante di ceneri e lapilli ricoprì case, abitanti, strade e oggetti, fermando tutto in una terribile fotografia visibile al giorno d’oggi.
Esploriamo allora questi gioielli sepolti dal tempo e risorte dalle loro ceneri. Parchi archeologici che incantano, affascinano e al contempo inquietano per la loro disarmante bellezza. Queste città antiche, ai piedi del maestoso Vesuvio, offrono una prospettiva singolare sulla grandezza e sull’ingegno dell’antica civiltà romana.
Pompei
A solo mezz’ora di auto da Napoli, o con il treno Circumvesuviana partendo dalla stazione Garibaldi del capoluogo campano, si può giungere comodamente a Pompei.
Il biglietto per visitare il parco costa 18 euro.
Le prime informazioni disponibili di Pompei risalgono al VII-VI secolo a.C, ma quella che ammiriamo oggi è il susseguirsi di varie colonizzazioni che l’hanno resa poi una colonia romana.
Divenuta tale, Pompei venne dotata di edifici pubblici e privati. Sfortunatamente nel 62 d.C. un violento terremoto la colpì e dopo 17 anni, esattamente nel 79 d.C., l’improvvisa eruzione del Vesuvio seppellì per sempre la città.
Pompei venne riscoperta poi nel XVI secolo, ma fu solo sotto il regno dei Borbone, nel 1748, che si iniziò l’esplorazione del sito e la scalata verso lo splendore attuale.
Passeggiare in questo luogo di 440.000 m² senza tempo ricrea un mix di emozioni forti e intense. Passo dopo passo la mente immagina quelle vite di 2000 anni fa immerse in una quotidianità che è molto simile alla nostra.
Botteghe come i nostri moderni fast food, teatri con palchi, tintorie, ville con atri e giardini, strisce pedonali e condutture dell’acqua, rendono ancora più chiara quanto questa civiltà fosse grandiosa e quanto a loro dobbiamo.
Tra i monumenti principali degli scavi di Pompei assolutamente da non perdere, ci sono sicuramente il Foro Romano e il Tempio di Apollo, rispettivamente il cuore della politica e quello della religione della città. Tappa suggestiva è anche l’Anfiteatro romano, con le gradinate perfettamente intatte, costruito nel 70 a.C. e più antico del Colosseo di ben 100 anni. Adiacente all’Anfiteatro si trova anche la Palestra grande, dove i giovani gladiatori si preparavano per affrontare i loro sanguinosi combattimenti.
Ciò che però rende incredibile la visita di Pompei, è che oltre ai centri della vita sociale, sono rimaste intatte anche le ville e le case dei romani. Tra queste degna di nota è la sfarzosa casa dei Vetti, con mosaici e affreschi ancora visibili sulle pareti.
Particolare la storia di questi due fratelli: da umili schiavi riuscirono a cambiare drasticamente le loro vite divenendo tra i più grandi imprenditori ed esportatori di olio e vino del tempo. Un salto di ceto sociale talmente elevato che viene annunciato in modo molto eclatante in tutta l’opulenza presente nella villa sin dall’entrata. Qui è emblematico notare due grandi forzieri contenenti per l’appunto i tesori della famiglia, che avevano il compito di mostrare la ricchezza dei proprietari della casa non appena varcato l’ingresso.
Non dimenticate di visitare il Lupanare, l’antico bordello della città e le terme, che erano uno dei passatempi preferiti dai Romani, suddivise in due sezioni: quella femminile e quella maschile, con ingressi separati.
Pompei è qualcosa di incredibilmente unico avvolta da mistero e fascino. I suoi resti hanno la capacità, quasi come una magia, di riportarci indietro a quel preciso momento storico in cui una città intera fu spazzata via fermando il corso delle vite di tantissimi cittadini. Sono famosissimi, in tal senso, i calchi delle persone che non sono riuscite a sfuggire a questa sciagura.
L’importanza di questo sito sta soprattutto nel suo stato conservativo che permette di farsi un’idea della magnificenza che caratterizzava una città romana nei tempi d’oro.
Il mio consiglio è di visitare questo imponente sito archeologico accompagnati da una guida (come abbiamo fatto noi) che avrà la capacità, tramite i suoi racconti, di informarvi al meglio su ogni edificio, piccolo suppellettile e quanto altro, così da rendere la vostra passeggiata ancora più intensa e soprattutto istruttiva.
Ercolano
Pompei non è stata l’unica città devastata dall’eruzione del 79 d.C.: la stessa sorte è toccata alla città di Ercolano che diversamente da Pompei fu sommersa da una colata lavica di 20 metri di spessore. Per questo motivo le case qui sono molto meglio conservate soprattutto ai piani superiori.
Anche raggiungere Ercolano può essere fatto in auto (a soli 30 minuti da Napoli) o con il treno Circumvesuviana. Il costo del biglietto è di 13 euro.
L’incantevole città fu scoperta casualmente nel 1709 da un contadino mentre scavava un pozzo. Gli scavi proseguirono poi per volontà dei Borbone di Napoli, ma furono avviati definitivamente nel 1927, sotto la guida del soprintendente Amedeo Maiuri.
La città di Ercolano, chiamata così in onore del dio Ercole, ebbe il suo periodo di maggior splendore durante l’età della Repubblica romana, quando divenne meta di vacanze dei patrizi e non solo.
Visitarla è stato come osservare un “mondo scoperchiato”, sembra di camminare in una città abbandonata da poco che conserva i resti di una vita ancora vibrante. Quando si entra nel sito infatti ci si ritrova per prima cosa a guardarla dall’alto. Il colpo d’occhio è sorprendente! La prima cosa che risalta sono i tanti edifici che si sono conservati in modo veramente eccezionale, restando ancora più esterrefatti notando che perfino alcuni architravi in legno sono ancora quelli originali!
Suggestiva la statua di Marco Nonio Balbo posta su una terrazza, personaggio influente e benefattore della città. Imperdibili la Casa dei Cervi e quella di Nettuno e Anfitrite, così chiamata perché all’interno c’è un mosaico che raffigura i due personaggi.
Altre abitazioni offrono ambienti magnificamente decorati con figure di animali o riproduzioni di scorci architettonici secondo il Secondo Stile Pompeiano. Lungo le strade le botteghe mostrano ancora anfore e utensili, mentre percorrendo le vie si resta sorpresi nell’osservare le tante taverne con i recipienti incassati nei banconi in muratura che contenevano il cibo da consumare all’aperto.
Camminare tra le stradine di Ercolano, con le sue tante testimonianze di vita quotidiana, coinvolge a tal punto da dare la sensazione che quella vita non si sia mai interrotta, e di stare vivendo una delle tante giornate di quella sontuosa città baciata dal sole e dalla bellezza del golfo di Napoli.
Villa Campolieto
Ad Ercolano, oltre ai magnifici scavi, vi consiglio vivamente di dedicare una visita anche alla splendida Villa Campolieto (costo biglietto 5 euro) che è una delle residenze nobiliari più belle del Miglio d’Oro.
Quest’ultimo è il tratto di strada che corre lungo la costa tirrenica a sud di Napoli verso il Vesuvio. Qui nel Settecento Carlo di Borbone decise di trasferirsi assieme alla nobiltà napoletana e fu proprio per questo motivo che le località vesuviane affacciate sul mare sono così ricche di palazzi nobiliari.
Per la realizzazione delle ville furono chiamati gli architetti più importanti del tempo quali Luigi Vanvitelli, Ferdinando Fuga, Ferdinando Sanfelice, Mario Gioffredo e tanti altri che realizzarono splendidi palazzi decorati e tutti quasi sempre incorniciati da grandi e coloratissimi giardini a sfioro sul mare.
Villa Campolieto, che appartiene alle 122 ville che troviamo in questa zona, fu costruita per volontà del Principe Luzio De Sangro, Duca di Casacalenda ed edificata da Mario Gioffredo e poi da Luigi Vanvitelli e alla sua morte dal figlio Carlo che la completò nel 1755.
Le simmetrie e i giochi di luci della Villa, la facciata con colonne toscane, il belvedere con vista spettacolare su Capri e sul Golfo di Napoli e le perfette sale interne, rendono questo luogo un incanto per gli occhi. Sull’altro lato si può ammirare il bosco della Reggia di Portici e l’area archeologica ercolanese, mentre volgendo le spalle al mare si vede vicinissimo il Vesuvio che domina come un re l’intero paesaggio.
Il colore che risalta maggiormente nella villa è il giallo. Questo colore fu scelto poiché si integrava perfettamente con il paesaggio e si sposava armoniosamente con il verde e con l’azzurro del panorama circostante.
Varcata la soglia lo stupore è immediato: l’interno delle varie sale è completamente dipinto dalla volta alle pareti, in un tripudio di architetture, cornici, loggiati, medaglioni, con cieli e paesaggi trompe-l’oeil tutti affollati di personaggi, divinità, putti e angeli dai colori delicati o a monocromo. Sono affreschi strepitosi per composizione e colori, una esaltazione dell’arte, della poesia e della meraviglia.
E’ sempre un’esperienza incantevole ricongiungersi con questi luoghi che incantano e commuovo allo stesso tempo. Un’immersione a 360 gradi nella storia di 2000 anni fa cullati dalle seduzione di civiltà immense che ci hanno reso ciò che siamo oggi.
Il mio consiglio? Nutritevi ogni giorno di bellezza, di storia, di arte e di natura sono questi gli “alimenti” migliori per il vostro spirito.
Come sempre spero di avervi lasciato dei buoni suggerimenti da seguire.
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Al prossimo racconto.
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